Sentirsi artisti è condizione mentale e psicologicache bene conosce Marina Crisafio, che ha interrotto gli studi di architettura, pur essendo studentessa brillante, studi a suo dire troppo rigidi, o forse troppo normati da sovrastrutture artificiose e per questo limitanti. Di certo l’artista ha fatto una scelta consapevole e precisa: quella di poter vivere una condizione di libertà psicologica e creativa ampia, per esprimere appieno la propria dimensione umana, che strettamente ed intimamente si lega a quella estetica. Con questo spirito e con tali propositi la Crisafio ha cercato un proprio percorso, da cui sono nate numerose opere, prima ad acquarello, poi oggi prevalentemente ad olio su tela, tecnica di maggior efficacia in relazione al progetto che l’artista sente proprio: il descrivere, attraverso un mondo che si palesa sulle tele, onirico e metafisico, un’espressività totalizzante, priva di barriere precostituite.
Non siamo di fronte ad un’artista definibile trasgressiva, semplicemente nei suoi lavori è possibile cogliere un pronunciamento che ricorda il movimento surrealista, quando legato ad aspetti psicologici ed onirici, che l’artista esprime in modo del tutto personale. L’arte per la Crisafio è da vivere, come un’esperienza anche sensoriale, dove i colori sono gli animosi protagonisti, legati ad una dialettica complessa, che trova nell’inconscio le ragioni: siamo di fronte ad un mondo concettuale spesso basico ed essenzializzato del fare pittura, ove le forme divengono ombre, che richiamano, senza pretesa di confronto diretto l’operato
di Salvador Dali, di René Magritte, di Paul Delvaux, di Giorgio De Chirico ed altri.
Ma la Crisafio non propone un già visto, anzi attiva un linguaggio personale, introspettivo ed emozionale, legato all’oggi. Il suo è un mondo cromatico e segnico, a volte metafisico, declinato attraverso la voce dei sogni, di richiamo froidiano, il cui architrave è la realtà tradotta in modo immaginifico.
Le sensazioni godibili dalla visione dell’opera sono anche le pulsioni emotive ed intime dell’animo dell’artista, fatte d’istinto, ma anche di trasognato riferimento alla realtà contingente del vivere, che l’animo dell’artista filtra in forma e colore.
Dai tempi delle avanguardie tanto è mutato, la società ha perso valori sostanziali, la tecnologia pare prendere il sopravvento, a scapito di un reale sempre più frammentario e di difficile lettura. Forse siamo alle porte di un rinascimento,
ma al contempo non mancano elementi di decadenza e contraddizioni. Quest’artista pare raccogliere la nota biografica melanconica del nostro tempo di forti cambiamenti, riedificarla nella psiche per poi proporci un passaggio di crescita a livello non solo artistico ma umano. Si tratta di artista che propone dialoghi aperti alla vita, da leggersi in positivo in quanto propositivi a livello ideale.
La dimensione interiore è rifugio, ma anche spazio di ripartenza per propositi di rinnovamento.
La persona e l’artista spesso si mescolano nel confronto attivo con le miserie del mondo, attraverso un volontariato costruttivo, finalizzato a scavare una via di crescita a livello umano e sociale. Ed ecco l’opera “Musa Ispiratrice” ove
un pianoforte immaginario, trova nella musica un’interlocutrice che genera una melodia interiore rasserenante, retta da una mistica feconda, gestita con equilibri formali e cromatici significativi.
La Crisafio ritrova nel dipingere e creare la carica positiva che da socializzatrice impegnata esprime con convinzione di incidere nella vita reale. La sua arte sfugge al decoro in senso stretto, ed è invece rivolta a produrre uno stile che lasci traccia importante del se, come modo di essere, proponendosi quale custode di valori insiti e fecondi, da leggersi nell’animo dell’artista come dovere morale, per risvegliare,
anche attraverso la forza delle immagini, le nostre coscienze